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Un tranquillo weekend di Calcare

ATTIVITA’: RILIEVO E RICERCA ESTERNA
DATA: 30 e 31/10/2010
COMUNE: BAUNEI
LOCALITA’: SEMIPIRARGIU E MARGHINE DI BAUNEI – IMENE MONTE AUNEI
CAVITA’, GOLA O SENTIERO:
ORGANIZZATORE   DELL’USCITA: LUCIO MEREU
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: LUCIO MEREU, DIEGO VACCA e ROBERTO PILIA tutti GSAGS

Da due settimane la bacheca delle uscite era appesantita da diverse schede che andavano dal trekking al canyoning, dalla ricerca esterna alla disostruzione, decido per una ricerca esterna per sabato e per domenica tentare di entrare all’IMENE vista la mia taglia XL.
Il numero dei partecipanti è strepitosamente esiguo: solo due ma determinati e concentratissimi.
In questi casi si innesca un processo di triplicazione della persona: contavamo per sei!!
Probabilmente il proverbio “Chi fa da se fa per tre” è stato coniato da uno speleologo che si è trovato in quella situazione….chissà!?
Alla sei e mezza del mattino l’abbaiare di Newton annuncia il mio arrivo a casa di Lucio, carichiamo la macchina e ci dirigiamo al Golgo per alleggerirci del superfluo, durante il viaggio si parla delle ultime mail sul “CAMPO” e di quali attività il Responsabile Speleo ha intenzione di avviare.
Verso le 10 siamo all’appuntamento al bivio della 125 così come da scheda: deserto umano.
Non ci perdiamo d’animo e iniziamo con la ricerca delle cavità che Lucio ha da tempo individuato ed in breve tempo siamo sul posto.
Lucio mi descrive le peculiarità geomorfologiche della zona, le caratteristiche delle rocce e i segnali presenti nel terreno che devono essere decodificati.
Bisogna impegnarsi nel vedere la zona attraverso i suoi occhi.
Troviamo dei piccolissimi buchi e sollevando una pietra roviniamo la pace di una famigliola di geotritoni, rimetto a posto la pietra e mi pento di non aver portato la macchina fotografica e penso che un simile quadretto sarebbe piaciuto a Silvestro.
Cambiamo posto e ci dirigiamo verso una cavità ai piedi di un ginepro, una grotta piccola ma ricchissima di vele, stalattiti, concrezionatissima insomma, eccetto le eccentriche, c’è tutto quello che è possibile incontrare.
La progressione è semplice: solo orizzontale, ideale per una visita didattica.
All’uscita andiamo a salutare una famiglia di allevatori che hanno l’ovile non molto distante, veniamo invitati a pranzo ed accettiamo con molto piacere, mangiamo una squisita trippa di pecora con patate ed alloro.
Vittorio è il novantenne capo famiglia in pienissima forma che ci racconta della sua infanzia e del pane di farina di ghiande, cenere ed argilla che si mangiava quando era ragazzino.
Dopo l’immancabile caffè ed ammazzacaffè salutiamo e ci dirigiamo verso Lovettecannas che Lucio ha il piacere di farmi vedere e devo dire che è un labirinto eccezionale bello.
Parcheggiamo la macchina prima del solito punto perché il terreno circostante è stato oggetto di una pioggia violentissima che settimane prima ha completamente stravolto le strade e, all’interno della grotta, ha portato via il campo base.
Ci cambiamo e dopo poco siamo all’imboccatura della cavità: appena entrati il biglietto da visita è una serie di vele che arredano la parte destra dell’ingresso.
La grotta è una vera palestra ginnica: si procede disarrampicando senza l’uso di attrezzi ed in alcuni tratti ci si aiuta con una corda.
Dopo una buona mezz’ora orientandoci con l’aiuto di piastrine catarifrangenti decidiamo di tornare indietro per andare a provare l’ingresso dell’Imene.
Ci siamo.
Di fronte all’ingresso l’apertura non sembra così disgraziata il brutto è che il cunicolo è lungo.
Inizio con il braccio destro avanti e da quasi subito non posso ruotare la testa e la parte del tronco è  super bloccata, non riesco a eseguire nessun movimento la tuta è letteralmente incollata alla parete è come se tanti piccoli uncini la tenessero ferma.
Lucio mi aiuta a puntare i piedi e io tento di spingere ma non procedo di un millimetro, sento solo che la tuta mi stringe collo e spalle.
Decido di uscire e cambiare posizione ma non è possibile neanche questo se non con l’aiuto di Lucio che tirandomi per la tuta riesce nell’intento.
Provo con il braccio sinistro avanti e senza casco ma dopo vari tentativi mi trovo punto a capo.
Lucio mi sfila dal maledetto cunicolo ed è passata una buona mezz’ora.
Guardo con interesse due disgraziatissime protuberanze che mi hanno segnato le costole “Abbiamo qualcosa tipo martello e scalpello?”
“Si, è in macchina, però lo scalpello è corto e lì dentro non hai la possibilità di poter colpire con forza.”
“Mi spiace domani non potrò collaborare nel lavoro di disostruzione interna, posso solamente smartellare l’ingresso.”
Che tristezza!
Lucio è molto perplesso sulla riuscita della disostruzione dell’indomani se non troverà nessun altro: saranno lui e Diego a dover lavorare!
Torniamo al Golgo dopo aver percorso la strada in un fittissimo nebbione e Lucio prova a reclutare volontari non riuscendo nell’intento.
Affoghiamo la delusione in un buon Nepente, domani si vedrà.
Alle 10 arriviamo a “Genna e Mesu” e troviamo Diego che dopo una brevissima discussione con Lucio decidono che si entra e si lavora.
Verso le 10:30 i due ragazzi spariscono dalla mia vista e mi lasciano in compagnia di un bellissimo martello e uno scalpello tutto acciaio.
Effettivamente smartellare dentro all’ingresso è impossibile quindi mi accanisco sulla parte esterna cercando di eliminare vari spuntoni: IL CALCARE È MOLTO, MA MOLTO DURO!
Ogni tanto si sentivano le voci dei due giovanotti che facevano la spola tra il fondo e l’inizio della diaclasi e poi un rumore cupo: “LA DIACLASI STRECCA SPELEO SI ALLARGÒ”
Dopo circa cinque ore la luce e la faccia di Diego è dall’altra parte del cunicolo ed anche la sua tuta si incastra.
Cosa fare?
Semplice: gli agguanto il colletto e tiro.
Rientriamo al campo, raccattiamo le ultime cose e rientriamo a Cagliari parlando di come si “tolgono” porzioni di roccia!!!

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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