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Pitz’e Crobis

ATTIVITA’: Escursione Speleo
DATA: 5 Febbraio 2006
COMUNE: Iglesias (CA)
LOCALITA’: Corongiu de Mari
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Pitz’e Crobis
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Ermanno Pusceddu
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Carlo Taccori, Sadia Minichini, Barbara Mascia, Annalisa Molino, Ermanno Pusceddu, tutti GSAGS

Appuntameno ore 9:00 in sede per ritirare l’attrezzatura d’armo. La sveglia alle 7.30 è sufficiente per prepararmi e raccogliere Sadia e Ermanno prima.

In Via Sassari incontriamo Barbara. Colazione, carichiamo le macchine e partiamo… alla ricerca di un tabacchino (!!!) per soddisfare le astinenze nicotiniche di Ermanno. Lungo la strada incontriamo Lisa a Decimo che si carica Ermanno, Sadia è con Barbara e io me la canto da solo tutto il viaggio con la radio a PALLA!!!

Alle 10.30 arriviamo al solito spiazzo nei pressi di Cuccuru Tiria, Diego Vacca non c’è perché non sta bene ma al suo posto incontriamo alcuni Speleo di Uras (tra cui un certo Massimo ex GSAGS) e qualche amico Archeologo intenti nei preparativi per una capatina alla ricerca di reperti a Cuccuru Tiria.

Anche noi ci prepariamo, chiudiamo le macchine e decidiamo di raggiungere la grotta tagliando dalla grotta del Lago seguendo poi, oltre Torpado tra la tuppa più tenace, il fatidico recinto ricordato dalle sbiadite memorie di Barbara che sono però sufficienti per trovare l’ingresso ampio della grotta col suo “gratone” salva-capre da scassinare con l’apposita 19” del magazzino.

L’armo è semplice, me ne occupo io: doppio su rock piantati sul bordo dell’armatura della grata. Le orecchie del coniglio strisciano un po’ ma il primo frazionamento è 1m sotto sulla sx e permette di scendere veloci di circa 10m su un terrazzino in pendenza. Da qui la grotta si fa ampia, il soffitto inclinato oltre il bordo del terrazzino è raggiungibile per far da sede al secondo scomodo frazionamento che, viste le condizioni ancestrali dei rock, decido di confezionare con un doppio attacco. Di qui si scende in verticale libera sul secondo salto per 15m su una ripida discenderia colma di franosae colma di detriti in cui è fin troppo facile scivolare. Esaurisco la prima corda da 40m con un doppio anello attorno ad un pilastro di calcare su cui ho intenzione di far partire un corrimano di sicurezza. Nel frattempo scende Pobidda Mia concentrata e veloce. Una seconda corda da 35m portata da ella è sufficiente per armare un corrimano con due soste (su colonne con un cordino e una fettuccia) e l’ultimo salto con due frazionamenti.

E il turno di Barbara che però sbaglia l’approccio al secondo salto e si fa demoralizzare dalla sfiducia di non poter passare il frazionamento e svincolarsi dalla longe prima ancora di aver solo accennato la manovra e quindi torna su alimentando l’ansia di Lisa e Ermanno che ancora devono scendere.

E’ il turno di Lisa che, stando alle testimonianze di Ermanno, non sembra essere uscita dal corso appena due mesi fa e inventa almeno altri tre modi pericolosi per confezionare una chiave di sicura sul discensore. Tenta che ti ritenta però, scende e raggiunge me e Sadia non disdegnando però di deliziarci in posizioni circensi ma efficaci per passare i frazionamenti.

Siamo in tre, aspettiamo gli altri ma dall’alto ci comunicano che l’agitazione ha colpito le coronarie dei nostri compagni e ha magicamente strappato gli attrezzi dai loro imbraghi riponendoli con cura dentro i sacchi. Praticamente la grotta la facciamo in tre.

Alla base dell’ultimo salto una piccola quanto ripida pietraia porta al laghetto sul fondo della grotta. L’acqua non sembra limpidissima ed è piena di detriti legnosi e ossa di animale. Risalendo però possiamo ammirare la grotta dal basso in tutto il suo splendore: alla luce delle fiammelle l’ambiente si rivela molto più ampio di quanto sembrasse e anche ben concrezionato da vele e colate bianchissime.

Disarmato l’ultimo salto, forroghiamo un po’ per intuire le due diramazioni laterali della grotta ma non ci avventuriamo per non tardare troppo e in 30min siamo fuori con tutto il materiale d’armo recuperato. Sono le 16.

Al ritorno seguiamo una strada sterrata per evitare di consumare nuovamente il nylon delle tute fra la macchia ed in ½ ora siamo al campo. Constatiamo che gli amici di Uras si sono accontentati del poverissimo “pranzo al sacco” ma noi ci organizziamo subito con un bel fuoco intrattenendoci con lenticchie calde, sufflé di funghi, pollo ammurtau, casu, sartizzu e binu mentre la mitica grigliata di carne arrosto sfrigola sulla graticola.

Gran bella giornata, anche grazie al meteo clemente, semplice ma bella grotta superiore alle mie aspettative, bella compagnia secondo l’apprezzata serie “pochi ma buoni”.

Riepilogo attrezzatura utilizzata:

Corde: 43mt + 35mt

10 PLG + 7 anelli

2 cordini + 1 fettuccia

Categoria: Attività, Speleologia

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