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Monte Meana 2007

ATTIVITA’: VISITA
DATA: 07/01/2007
COMUNE: SANTADI
LOCALITA’: MONTE MEANA
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: GROTTA DI MONTE MEANA
ORGANIZZATORE   DELL’USCITA: RICCARDO MASCIA
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: PIERO MURENU, RICCARDO MASCIA, MARCO ERBI, ALESSANDRO GALLO, VALERIA ROCCA, MICHELA MUGGIRONI, LUCIO MEREU

Rispetto alla grotta del Campanaccio (un “gioiellino” di concrezioni da ammirare passeggiando tranquillamente al suo interno) la grotta di Is Cattas è stata sicuramente più tecnica e faticosa.
Un elemento caratteristico di questa grotta è la “sella”: un foro nella parete su cui ci si siede prima di calarsi all’interno della grotta vera è propria.
È la prima esperienza speleologica in cui assisto “all’armo della grotta”. L’onore e l’onere dell’impresa spetta a Piero e Lucio. Un solo commento alla loro attività: LUNGA, però ben fatta considerato il fatto che oggi sono qui a condividere con voi la mia esperienza.

Il problema quando si attende in grotta è che ci si raffredda e si può correre il rischio di annoiarsi. Visto il protrarsi dell’attesa Riccardo Maxia, constatato che ci si stava progressivamente raffreddando ha compiuto un gesto “eroico”: con una serie di aneddoti e/o freddure è riuscito in un colpo solo a farci raggiungere la temperatura corporea di zero gradi assoluti (a quella temperatura è noto che non si soffre più) oltre che ovviamente a ravvivare l’attesa.
Non sto qui a dilungarmi e a tediare chi mi legge, esponendo l’infinità di aneddoti e/o freddure che Riccardo Maxia detiene, anche perché lo conoscete sicuramente meglio di me: ne citerò soltanto una relativa ad una sua dissertazione su formaggi e automobili: “Se c’è la goccia e Jeep”.

Una volta a cavalcioni della sella preparo il discensore, chiave e doppia chiave (che non fa mai male) ed inizio la discesa: un metro al primo frazionamento, e poi giù per altri 20 metri (almeno credo, non sono ancora molto esperto nel calcolo delle distanze). Alla fine della prima discesa ci si “allongia” e si prosegue per un breve tratto “di traverso”, per poi ridiscendere con altri due frazionamenti. Finalmente “ai piedi” della grotta, da ora in poi la nostra progressione sarà senza attrezzi, così mi pareva di aver capito, ma in effetti le cose non stavano proprio così. Lucio mi propone di scendere per primo in un tratto di grotta su cui avevano precedentemente posizionato una corda, mi avvicino, afferro la corda con le mani e convinto di scendere “in libera” mi accingo alla discesa. Piero e Lucio mi fanno gentilmente, serenamente e pacatamente notare (“Che C.zzo stai facendo” è l’urlo simultaneo nei miei confronti) che la discesa non va fatta in libera, ma bisogna utilizzare il discensore. Un po’ frastornato (che figura da pirla che ho fatto) mi accingo a toccare per primo il suolo di quella stanza (si lo so che negli anni passati quella grotta è stata visitata da tanti altri speleologi e che quindi non sono il primo, ma sono comunque il primo che il giorno 07/01/2007 ha posato il suo stivale in quella parte di grotta …. Ma quanto siete precisini, uff!).

Si parte alla ricerca di una fantomatica stanzetta al cui interno si dice si possano mirare bellezze indescrivibili, ma nonostante l’impegno e la caparbietà di Lucio la stanza decide di rimanere nascosta. Meglio così tanto non avrei potuto descriverla. Dopo alcune foto “falliche” di rito per noi maschietti in prossimità di stalagmiti, si torna indietro. All’uscita della grotta troviamo Ermanno e Lisa: sono venuti a trovarci e a condividere il dopo grotta. Il resto della giornata è un classico spanottiano: mangiare, bere e conversare amabilmente di fronte al fuoco.

Un ringraziamento doveroso va al gruppo di Santadi che ci ha messo a disposizione, anche questa volta, la loro sede, così la permanenza e la predisposizione al cazzeggio si è perpetuata al riparo dalle intemperie.

Categoria: Attività, Speleologia

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