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Medros 2006

ATTIVITA’: VISITA
DATA:03/12/2006
COMUNE: DOMUSNOVAS
LOCALITA’: MEDROS
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: POZZO
ORGANIZZATORE   DELL’USCITA: LORELLA NETTUNO
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: UN SACCO DI GENTE (SPANOTTI ANZIANI” E “SPANOTTINI”)

Finalmente il tanto sospirato Medros. È dall’inizio del corso che questa grotta rappresenta lo “spauracchio” per noi novelli speleologi: un salto superiore ai 40 metri, una discesa nel vuoto senza frazionamenti.
Le informazioni ricevute durante la lezione di tecniche di avanzamento verticale erano rassicuranti: “mi raccomando se avete qualche problema Chiave e Doppia Chiave”.
Il dubbio di noi corsisti era un altro: “ma se non riesco a fare la chiave e mollo la presa nella corda del discensore cosa succede?”
Le risposte erano sempre più rassicuranti: “C’è il rimando che vi mantiene collegati alla corda, e quindi al massimo fate un volo fino al prossimo frazionamento”  … si ma non si era detto “un salto superiore ai 40 metri, una discesa nel vuoto senza frazionamenti”?.
La mia personale conclusione fu: “non succede nulla, al massimo muoio”

L’escursione al Medros, nella pianificazione del corso doveva tenersi qualche settimana prima, ma suicidi vari ne hanno impedito il corretto svolgimento durante le attività corsistiche.

Il Medros è stata in definitiva la mia prima uscita da ex corsista.
Da oggi sono uno speleologo vero:  gli “Spanotti anziani” sono stati chiari  e rassicuranti: “il corso è finito adesso arrangiatevi”. Con quest’ulteriore rassicurazione mi sono preparato psicologicamente alla grande discesa.

Appuntamento per “Spanotti anziani” e “Spanottini” alle 8:30 ad Assemini.
Come ad ogni uscita il Presidente ci invita a compattare i gruppi di viaggio (è inutile andare con tante macchine). La mia Alfa 156 è pronta: relativamente carica di persone e bagagli. Il presidente si avvicina, guarda la macchina, scuote la testa e mi consiglia, tenuto conto delle cattive condizioni della strada di traslocare tutto sui fuoristrada. Nessun problema, io Irma e Michele “incingiamo” la nuova macchina di Riccardo Maxia, trascorrendo il viaggio attraverso i monti di Domusnovas con le colonne sonore di Ennio Morricone  come sottofondo (“Mezzogiorno di fuoco” … è la resa dei conti fra noi e il Medros). Arriviamo alla grotta di S. Giovanni e dopo 2 minuti di ciottolato ci fermiamo: siamo arrivati al campo base … ma erano queste le “cattive condizioni della strada”?

Il grande momento è arrivato, sono pronto, mi ricordo tutto, chiave, doppia chiave, posizione della longe, ecc. Primo frazionamento (un frazionamento c’era … a mezzo metro dall’inizio della discesa, se cado fino a qui non mi faccio male): ca..o non mi ricordo più come deve passare la corda dentro il discensore, … ma quanto pesa questa corda. Riproviamo, devo guardare il disegno, mi sembra tutto giusto, ma dalla regia mi dicono che non è così. Panico, no niente panico sono in sicura e fino a quando non stacco la longe non c’è problema, riproviamo: guardo il disegno … ora ho capito l’errore, ok tutto a posto mi dicono dalla regia. Saluto, foto ricordo, ed inizio la discesa.

Da una strana sensazione “sprofondare” così velocemente dentro le viscere della terra, sentirsi avvolgere dalla roccia, vedere la luce naturale del sole affievolirsi lasciare il posto alla tenue illuminazione della fiammella. Man mano che scendo il chiassoso vociare del gruppo all’esterno si affievolisce, il silenzio mi avvolge e l’emozione aumenta: mi sento parte di un insieme più grande.

È una sensazione che dura poco: giù in basso si parla, si scherza, gli Spanotti sono già all’opera, una missione ci attende esplorare (nel rispetto dell’ambiente) e fare “casino”. Formata la prima squadra si procede all’esplorazione. Le strettoie non mancano e sono anche “relativamente” incasinate, ma ormai siamo esperti: bombola davanti, prima un braccio, poi l’altro e via strisciando verso l’interno della grotta. La meta ultima è un sifone dove poter riempire la bombola d’acqua per poi tornare indietro. Man mano che si procede il terreno assume sempre più una conformazione fangosa … e questo sarà la nostra rovina. Procediamo ignari di quello che ci sta per accadere, il dramma è alle porte saremo presto oggetto di una guerra di fango dove Fabio Sciarretta rimarrà irrimediabilmente offeso.
La scena è raccapricciante: Fabio, dopo aver dato il via alla guerra ed aver colpito ripetutamente gli ex corsisti con palle di fango, è ora oggetto di un attacco congiunto da parte di  Piero  Murenu e di Marco Erbi. L’obiettivo è alto e nobile: costruire  una torre di fango sul casco di Fabio; ma Fabio si dibatte, resiste, “questa costruzione è contraria al piano regolatore” urla. Piero cerca di tenerlo fermo per permettere la prima colata di fango, ma tutto è inutile, si divincola, sposta la testa e la mano piena di fango di Marco finisce rovinosamente sulla sua faccia. Occhi, naso ed orecchie rimarranno irrimediabilmente offesi.

Raggiunto il sifone si torna indietro, è tutto un risalire in opposizione, le pareti sono viscide e mancano i punti di appoggio. Siamo stanchi, c’è giusto il tempo di salutare la seconda squadra che ci attende all’ingresso del sifone, e poi via su velocemente verso la luce … la pancia inizia a brontolare.

La salita è un po’ meno romantica della discesa: i muscoli devono essere coordinati e sincronizzati, la risalita è lenta, graduale e faticosa, … soprattutto faticosa.
Sono fuori, sono contento di me stesso, dell’esperienza che ho fatto, ora ho solo voglia di cambiarmi, togliermi di dosso la tuta prima che il fango che la ricopra, si solidifichi lasciandomi per sempre imprigionato al suo interno.
Dopo una breve tragitto a piedi e poi sul fuoristrada di Fabio, si giunge al campo: mentre Fabio cerca inutilmente di “curarsi” le ferite, io mi accorgo con angoscia che la macchina è chiusa e Riccardo Maxia è ancora in grotta. Solo più tardi, ormai quasi assiderato, scoprirò che sarà l’ultimo ad uscire dalla grotta dopo aver disarmato. Il resto della serata è tipico del “dopo grotta” Spanottiano: un pasto frugale (ma come sono bugiardo) e poi via a casa … se non ci fosse stata la torta di Marina Ruggiu, che il giorno ha compiuto gli anni saremo sicuramente morti di fame.

Auguri  Marina.

Categoria: Attività, Speleologia

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