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Esplorazioni sul Rio Flumineddu

ATTIVITA’: Speleologica.
DATA: 20-21-22 Giugno 2003.
COMUNE: Urzulei.
LOCALITA’: Campos Bargios.
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: ( senza nome ) N°2 del rio Flumineddu.
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Gruppo autonomo ” Quelli Del Collettore ”
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Vittorio Crobu, Massimo Farris, del gruppo autonomo “Quelli del Collettore”; Antonio… del Gruppo Speleo Ambientale Sassari; Jo De Waele e Lucio Mereu del G.S.A.G.S. Cagliari
 
Nel descrivere questa cavità, la tentazione sarebbe quella di riempire questa pagina di superlativi essendo ancora sull’onda dell’emozione poiché rientrato appena ieri.
Mi limiterò quindi a descrivere il più obiettivamente possibile quanto è stato fatto in questa grotta veramente eccezionale.
Siamo partiti il venerdì sera, io e Jo, alla volta di Campos Bargios giungendo al punto di raduno con quelli degli altri gruppi verso le ventidue e trovando sul posto solo Antonio del G.S.S. Più tardi, sono arrivati anche gli altri. Una ricca cena e poi a nanna, consci che l’indomani sarebbe stata una giornata molto dura.
Sveglia ad un’ora piuttosto comoda, ricca colazione e poi via vero la grotta. Dopo circa mezz’ora di cammino giungiamo all’ingresso. Questo si trova a pochi metri d’altezza sul letto del rio Flumineddu, un po’ prima della curva chiamata “Ansa ad U”.
Questa cavità è stata scoperta da pochissimo ed è la seconda trovata da Q.D.C. sullo stesso letto del fiume. La prima, marcata come V.P.F. raggiunge una profondità di 350 m., mentre questa, con i suoi oltre 400 m., è da considerarsi, a ragione, la più profonda cavità della sardegna.
Lo scopo dell’escursione era quello del superamento del sifone terminale consentendo così la prosecuzione dell’esplorazione di questa grotta.
L’apertura è piuttosto angusta ed è costituita da una spaccatura strettissima in cui si scende su scaletta mediante l’ausilio di parolacce a piacere, sopratutto nella fase di rientro.
Dopo alcuni passaggi, anche questi piuttosto stretti, inizia una serie quasi continua di pozzi, tutti con tirate piuttosto lunghe, alcuni bianchissimi, di dimensioni imponenti e tutti di una bellezza selvaggia.
Arrivati a quota – 300 m. ci si toglie l’imbrago per affrontare la prima di tre strettoie veramente selettive al limite dell’umana percorribilità denominata “Violazione di Domicilio”. Si tratta di un vero parto e non è altro che una diaclasi strettissima che si percorre orizzontalmente senza fondo né tetto. La progressione da questo punto si fa veramente molto impegnativa. Si giunge quindi in una zona denominata ” campo da Rugby”; si tratta di una serie di gallerie molto basse e allagate dove l’acqua, ad una temperatura di circa nove gradi, ti arriva al petto, e per procedere si deve camminare curvi con il sacco sotto il braccio proprio come i giocatori del noto gioco americano.
Segue poi un’altra micidiale strettoia denominata “La chi è leggiu”che non ha niente da invidiare alla prima in fattore di difficoltà. A questo punto ci si rimette l’imbrago e si scendono gli ultimi due pozzi che ti portano sino a quota – 400m.
Percorrendo l’ultimo tratto del fiume si notano diversi rami laterali, anche piuttosto ampi, che conducono in parti ancora inesplorate della grotta.
Si affronta ora l’ultima delle tre micidiali strettoie chiamata “Sacri-leggiu” che ci introduce, non senza altre peripezie, verso il sifone terminale.
A questo punto, l’ultima delle cazz…peripezie: -Vittorio s’infila muta, maschera e pinne e, legato ad un cordino s’immerge in apnea nel sifone. Un po’ di sciabordio e poi silenzio. Dopo un minuto che sembra un’ora, tre strattoni alla sagola, come convenuto, ci informano che Vitto e passato dall’altra parte. Passa quindi un altro quarto d’ora ed ecco che una luce sul fondo ci indica che il sub sta riemergendo.
Il responso è che il sifone è lungo quasi tre metri e che la galleria continua per quasi 150m. per poi interrompersi su dei blocchi tra i quali si intravede la prosecuzione. Bisognerà quindi, prossimamente, disostruire con mezzi energici. L’operazione non sarà semplice ma è fattibile. La tentazione è quella di immergerci anche noi dato che ormai siamo fradici sino al midollo, ma il freddo che già ci sta prendendo a causa della sosta, e la prospettiva delle fatiche del ritorno ci fanno desistere non prima di un tentativo appena abbozzato di Massimo. Comunque, in futuro, quell’attraversamento sarà sicuramente più semplice e meno pericoloso grazie alla sagola guida rimasta nel sifone, ma renderà, da quel punto, la progressione ancora più selettiva agli speleologi che affronteranno questa grotta.
Mangiamo qualcosa e poi via verso la faticosissima via del ritorno. Riaffrontiamo tutte le salite dei pozzi, che questa volta sembrano molto più lunghi, le fottute strettoie, il campo da baseball, la scaletta della strettoia finale, che questa volta non ci stanno neppure i piedi e, dopo circa cinque ore dal sifone e quindici dall’ingresso in grotta, finalmente, alle cinque del mattino, mentre si incominciano a vedere i primi chiarori dell’alba, siamo finalmente fuori. Quindici ore di grotta.
Ci sorbiamo un’altra mezzora di salita in una coduletta e poi, ormai è giorno, siamo alle tende.
E’ stata sicuramente, a mio giudizio, e anche a giudizio degli altri del nostro gruppo d’escursione, una tra le grotte più impegnative, che si possa fare in sardegna, ma sicuramente anche tra le più interessanti e appaganti. E’ sicuramente una grotta che avrà ancora molto da dire e, chissà che non sia la chiave d’ingresso per il mitico collettore che tutti cercano e che quel pugno di ragazzi, pur non appartenenti a nessun gruppo ufficiale, ma che hanno sicuramente molta voglia di fare speleologia vera, ne hanno fatto il loro emblema, ma non il loro fine.
Il relatore:
Lucio Mereu.

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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