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Escursione Su Bentu 20.11.2021

Partecipanti effettivi: Silvia A., Gigi B., Massimo C., Alessandra C., Lucio M., Miriam S., Nicola S. e Francesca S.

Prologo

31/10/2021 – Grotta di fine Corso Speleo del GSAGS – “Su Bentu”

Driin Driin  dal numero di Davide G.. <<Pronto?. Ciao Nicola! Sono Gianluca …. >> dalla voce capisco che è Gianlusc . Rispondo <<Ciao Gianluca, dimmi>>. Lui <<Domani non entriamo a Su Bentu. Oggi, mentre i corsisti stavano rientrando dai laghi hanno trovato diverse cascatelle vicino allo scivolo margherita, … la grotta sta entrando in piena. Andare fino alla “Grandissima Frana” potrebbe essere pericoloso. Se vuoi puoi rimanere a casa>>. Rispondo che comunque verrò lo stesso, che “qualcosa da fare” lo troverò (questo “qualcosa” poi si rivelerà una bella passata di acqua da bagnarsi le mutande e uno zaino tagliato inutilmente, ma questa è un’altra storia).

Il primo pensiero quando chiudo la telefonata è: <<Corsisti, maledetti bastardi !!!! È una vita che sogno di vedere Su Bentu con le cascatelle e questi entrano una volta e hanno il culo di vederla subito …. >> e mi metto a letto visto che l’indomani devo partire presto, ancora ignaro della passata di acqua che mi aspetta. Altro che cascatelle!!!!  

17/11/2021 – Sede GSAGS

Alice: <<Ciao Nico, domenica ci vieni alla grotta del Campanaccio?>>. Io << In effetti sarei libero …>> e mi avvicino alla bacheca delle schede d’uscita. Pensieri vari <<Cooosaaa, c’è una scheda per andare a Su Bentu …. a numero chiuso … è rimasto solo un posto libero … fanculo il “Campanaccio” … magari con tutte le piogge che sta facendo troviamo pure le cascatelle … Corsisti maledetti bastardi!!!>> e mi segno per l’uscita.

ESCURSIONE

20/11/2021 – A Nicola’s Home

Ore 6.00 – Suona la sveglia. Mi alzo barcollando fino al bagno. Mi spoglio e entro in doccia, apro l’acqua calda e mi bagno, insaponamento e riapro l’acqua calda … cha pian piano si raffredda << … no … no … nooh … nooooooooooooooooo >> finito il gas nella bombola …  termino la doccia con urla disumane sotto l’acqua gelida.  Il pensiero è: <<Cominciamo bbbbene!!!>>

Finisco di prepararmi, di preparare i bagagli e caricarli in macchina, chiudo la porta con la solita sensazione, quando si fanno queste uscite, di aver dimenticato qualcosa.

Il viaggio

Arrivo da Massimo con 10 minuti di ritardo, lui è prontissimo. Carichiamo i suoi bagagli e via. Come entriamo in S.S. 131 noto una luna piena gigante (<<ma>>, penso, <<i lupi mannari escono di notte non alle 7.00 del mattino>>) e chiedo a Massimo di scattare una foto.

 Dopo pochi chilometri chiedo a Massimo di mandare un messaggio nella chat dell’uscita per capire gli altri a che punto sono. La laconica risposta non so da chi: <<Nossardi>> … ora dico, non era più semplice dire a quale km o quale paese era in prossimità? <<Nossardi cosa cazzz è?>> e mentre lo dico lo vedo scritto su un capannone sulla destra all’altezza di Monastir. Ah allora non sono lontani, accelero per raggiungerli. Li raggiungiamo sulla discesa di Furtei, sorpasso per assicurarmi che siano loro e vedo Miriam concentrata sulla guida e Lucio apparentemente col volto incupito (penso … <<forse è solo un po’ assonnato>>), Francesca li segue a ruota.

Dopo la discesa si passa dai 90 agli 80 km/h … ancora un minuto a quella velocità e poi non resisto più!!! Accelero e sparisco all’orizzonte, anche perché sennò non si arriva in tempo e io devo anche passare a prendere le chiavi della grotta a Oliena.

Pausa ad Abbasanta

Massimo insiste per offrirmi la colazione, mangiamo poi lui va in bagno. Io esco a prendere una boccata d’aria nell’attesa che ritorni. Che frescolino ai piedi, l’aria è gelida ed entra dalle caviglie nei pantaloni …. <<Cazzzooooo gli scarponiiiiiiiii>> ecco cosa mi ero dimenticato!!! Porc .@@#§ la putt..£$%&

Rassegnato ad usare gli stivali che comunque avevo portato, ripartiamo per Oliena.

Superato Nuoro, scendendo a Oliena, ad una curva troviamo un fuoristrada che era uscito appunto fuori strada con una macchina che si era fermata in assistenza, da un lato vediamo uno dei probabili passeggeri che si regge su due stampelle (la domanda sorge spontanea … le aveva in macchina pronte per ogni evenienza? Previdente? Non si fidava di chi guidava? … Non sapremo mai la risposta), tiriamo dritti fino a Oliena dove arriviamo alle 9.30. Prendiamo le chiavi e alle 10.00 siamo al rifugio di Daniele dove troviamo Silvia, Gigi e Alessandra che hanno dormito lì.

Alle 10.30 passate arrivano anche gli altri e ci avviamo verso il rifugio sa oche dove troviamo alcuni componenti dell’USC e del GGN pronti a salire ma senza le chiavi. Dopo i saluti di rito, Roberto Cossu: <<Nico le possiamo prendere le chiavi? Ve le lasciamo all’ingresso>>, rispondo << sono nella tasca sinistra della felpa arancione, sul sedile della macchina>> e mentre io mi continuo a cambiare lui va e dopo aver frugato nella tasca ritorna con le chiavi. Appena sono pronto, prendo la felpa per metterla nel cofano e metto la mano nella tasca per essere sicuro di non dimenticare niente e solo in quel momento mi rendo conto che Roberto ha ficcato la mano in mezzo a una marea di fazzolettini smocciati. Ora capisco la faccia strana che aveva fatto!!

Comincia l’escursione (quasi due pagine di racconto e ancora non siamo entrati in grotta)

Raggiungiamo l’ingresso della grotta alle 11.30, foto e via dentro. Al Primo Vento non c’è vento (cummenti benid’a essi). Silvia ci erudisce con l’ipotesi che i sifoni siano pieni e che la grotta probabilmente è anche in equilibrio termico con l’esterno. Scendiamo tutti, io e Gigi per ultimi, raggiungiamo gli atri che stanno superando lo scivolo margherita. Essendo tutti freschi passiamo velocemente e ci ritroviamo nelle salette dove durante il corso, racconta Gigi, si erano formate le cascatelle e mentre racconta riaffiorano i pensieri sopiti <<Corsisti …>> << Bastardi …>> <<Maledetti …>>.

Superiamo il Secondo Vento e arriviamo all’attacco dei traversi che iniziano con la corda rossa. E proseguono con un cavo d’acciaio, molto bello, grosso, lucido, dà sicurezza solo a vederlo. Silvia ci racconta che è stato armato con i soldi dell’ESA per gli astronauti. E a questo punto: traversi, traversi, traversi e traversi, dinosauro, traversi, traversi, traversi e traversi,

pausa

Io e Gigi sempre a chiudere, gli altri si sono fermati a rifocillarsi un attimo e io arrivo nel mezzo di una discussione sui problemi sociali di Lucio. Miriam <<Lucio tu sei passivo aggressivo>>, si riferisce al fatto che in macchina per tutto il viaggio a ottantachilometriorari non si lamentava, ma traspariva la sua inquietudine e non si sarebbe dovuto comportare così (ora mi spiego il viso incupito quando li abbiamo sorpassati). Io affamato divoro il primo panino e non mi accorgo che dalla busta mi stanno cadendo per terra tutti gli altri, finchè Lucio spazientito dalle accuse di passivismo aggressivo dice: << Beh! Andiamooo!>> e io <<come andiamo!? Ma non avevi detto che dovevamo sbragarci!>>, e lui << Ma cali sbragarci …ajooooo>> e mi accorgo che Miriam sta raccogliendo quelle che mi sembrano patate da terra in mezzo ai sassi … e invece sono i miei paninetti.

Fine della pausa

 e ricominciano i traversi, traversi, traversi e traversi, culo in fuori, traversi, traversi, traversi e traversi finché si arriva alla corda per scendere ai laghetti. (Durante i traversi Gigi ha fatto qualchemila foto sfruttando la mia luce, diciamo una ogni 2 millisecondi)

Commento tecnico (almeno uno è il caso di farlo)

Per passare nei traversi, visto che spesso i punti per appoggiare i piedi sono abbastanza in basso, conviene avere le due longe lunghe, ad es. longe lunga e longe di maniglia nelle quali si mettono due rimandi in acciaio. In tal modo la progressione nei traversi dovrebbe essere più agevole. La longe corta al limite la si usa nel passaggio “a culo fuori”, visto che i posti per i piedi in questo caso sono scarsi.

Verso Campo Chessa e Sala Piredda

Per evitare di bagnarci i piedi in un laghetto, armiamo una cordina per aggirarlo dall’alto. Mentre siamo intenti in questo passaggio arrivano i ragazzi dell’USC e GGN che con fare indifferente si lanciano nel laghetto e lo attraversano con l’acqua alle ginocchia e ci passano avanti.

Proseguendo si traversa (nel senso di passare lungo la parete) lungo il fiume un po’ in libera un po’ su corda fino ad arrivare alla risalita per Campo Chessa. Saliamo tutti senza troppi intoppi e vediamo il punto che ha visto i riposi di tanti speleologi in tutti questi anni (me lo sarei aspettato più grande). Poi proseguiamo verso Sala Piredda che si trova poco distante e per arrivarci si deve fare lo scavalco, con un solo passo, di un piccolo baratro aiutandosi con una maniglia in corda e di un cordino messo da Silvia. Massimo è titubante perché a suo dire è basso e non ha le gambe abbastanza lunghe per fare quel passo, ma con i dovuti consigli riesce a passare agevolmente.

Sala Piredda è una sala molto ampia in tutte le direzioni, e Gigi, indovinate un po’, si mette a fare qualche foto con le ombre giganti. In fondo queste sono anche belle … grazie alla mia luce!!!!

Facciamo pausa, mangiando e riposando e valutando se andare verso il Quarto Vento o tornare indietro. Visto che siamo in ritardo sulla tabella di marcia decidiamo di ritornare e ci prepariamo. Massimo cambia le batterie delle sue luci e decide di usare tutte le tre che si è portato, troppo brutto camminare nella penombra, comunque sembra un albero di natale!!!. Miriam non trova più il suo guanto, ma Massimo con la sua potenza di luce fa una radiografia alla gamba di Miriam e scopre che il guanto è sotto lo stivale.

Bene si riparte spediti, decisi a non fare troppo tardi per l’uscita dalla grotta. Sorpassiamo nuovamente il baratro e Campo Chessa. Arriviamo giù ai laghetti e mentre Lucio, Silvia e Massimo cominciano a passare la cordina gli altri aspettano l’arrivo di Gigi (traversando Francesca si bagna le scarpe e pure Alessandra, Miriam ha gli stivali). È il turno di Gigi a traversare, non facciamo in tempo a girarci che lo vediamo partire verso il basso scivolando, finendo con tutti e due i piedi in acqua per poi rovesciarsi di spalle e immergersi quasi fino al busto con un urlo (e ognuno di noi sa le potenzialità del suo tono di voce a massima potenza) << VAFFANCUUUULOOOOO>> che rieccheggia fino alle vie alte (e secondo me lo hanno sentito anche al Primo Vento), qualcuno ha temuto frane, Lucio si è solo dispiaciuto di essersi perso lo spettacolo.

A questo punto si va più veloce che si può per rientrare, con alti e bassi. Traversi, traversi, traversi e traversi etc. Durante i traversi qualcuno decide che il sacco è diventato troppo pesante e viene spartito fra gli zaini di Silvia, Gigi e il mio, mentre a Francesca (che non c’entra niente, ma si è fatta tutta la grotta con la mascherina per motivi professionali) le si apre una scarpa e rischia di perdere la suola.

Finiti i traversi arriviamo allo Scivolo Margherita (<< cascatelle …>> <<Maledetti …>> etc. etc. ) verso le 00.30. Mentre gli altri cominciano a risalire dal Primo Vento, Gigi mette due fascette da elettricista sulla scarpa di Francesca e io mi appisolo alla base dello Scivolo Margherita, vengo svegliato dieci minuti dopo dalla luce di Francesca che mi mostra la sua “nuova scarpa” e si avvia felice a risalire dal Primo Vento. Arrivata in cima con un po’ di fatica e dopo aver già perso una delle due fascette, le si avvicina Lucio sul bordo <<dammi la mano>>, lei <<no Lucio voglio farcela da sola>>, Lucio spazientito (o passivo aggressivo, non so) <<DAMMI QUESTA MANO!!!!>> e Francesca viene aiutata suo malgrado a salire sul terrazzino. Poi risaliamo Gigi e io. Lucio decide che vuole disarmare lui al posto mio, perché ci tiene alla mia incolumità (io e Gigi traduciamo con <<preferisci rischiare di morire piuttosto che fare il viaggio di ritorno a ottantachilometriorari>>).

Recuperiamo tutto, chiudiamo il cancelletto, togliamo la cordina sul saltino del cancelletto e stiamo uscendo dalla grotta alla 1.30 quando vedo vicino alla parete sinistra un sacco rosso, lo apro leggermente e intravedo la sacca stagna di Miriam. In quel momento sento due voci che si avvicinano, sono Massimo e Miriam, che cos’è il Genio: fantasia, intuizione, decisione (colpo d’occhio) e velocità d’esecuzione (cit. “Amici miei”); chiudo velocemente lo zaino e me lo metto sulla spalla destra nascondendolo leggermente col braccio. Arriva per primo Massimo <<Avete trovato uno zaino rosso?>>, io <<ne abbiamo visto uno al primo vento, giù>>, Gigi conferma <<si era alla base del pozzo>> in quel momento sta arrivando anche Miriam, Lucio <<noi lo abbiamo visto, ma lo abbiamo lasciato lì … pensavamo fosse dei nuoresi>>, Miriam <<ma io lo avevo lasciato qui, vicino alla parete>><<mi state prendendo in giro>>, io <<ma sei sicura? Noi lo abbiamo visto giù, quassù non ce n’è>>, lei rivolge lo sguardo verso il punto in cui aveva lasciato lo zaino e, non vedendolo, negli occhi compare un accenno di panico e disperazione, Lucio <<io adesso non riarmo per scendere a prenderlo>>, la disperazione aumenta, Gigi << magari domani mattina … SE non siamo stanchi, vediamo se riusciamo a venire a recuperarlo>> … ma proprio in quel momento un luccichio nell’occhio sinistro di Miriam mi dice che il gioco è finito … si è accorta che gli spallacci del mio zaino sono di due colori diversi e si avventa sulla mia spalla destra per brandire il sacco, e nessuna parola può descrivere quello la foto sottostante racconta:

Massimo confessa che anche lui c’era cascato in pieno.

Ci mettiamo in marcia per scendere alle macchine e Massimo e Miriam ci dicono che dobbiamo recuperare Francesca dispersa nel bosco (avevano perso il sentiero risalendo) con entrambe le scarpe rotte (le si è staccata anche la seconda suola, altro lavoro per Gigi, … questa storia delle scarpe tutte rotte di notte mi ricorda qualcosa … ma non è ancora il periodo). A metà percorso vediamo una luce e qualcuno che si dibatte in mezzo ai rovi, capiamo che è Francesca, le indichiamo come venirne fuori e Gigi si mette all’opera con la fascette.

Rientriamo alle macchine stanchi ma felici e dopo esserci cambiati torniamo al rifugio che sono le 2.30. Il sonno e la fame sono in lotta, ma alla fine vince la fame, arrostiamo gli hamburgher di Silvia e la salsiccia di Massimo (sarà stata la fame ma erano buonissimi) bagnati col Nepente di Daniele poi …!!!

Alle 4.08 a letto, il rifugio è molto confortevole tranne uno spiffero, che sembra una lama di katana, che mi arriva sulla fronte, mi giro, mi copro e mi sveglio verso le 9.30. Trovo Lucio che, gobbo, ha dormito a fianco del caminetto, facciamo colazione con quanto rimasto della sacher torte (su questa c’è anche una cosa da raccontare, ma se la volete sapere chiedete a Silvia) e della torta di nocciole portate da Alessandra.

Chiediamo a Daniele e Caterina se possiamo trattenerci fino a pranzo e loro ci danno l’ok, visto che la pioggia gli ha fatto saltare il trekking. Miriam vuole comunque partire prima, Lucio è combattuto!!! Vorrebbe tanto rimanere con noi a mangiare e non fare il viaggio di ritorno a ottantachilometriorari, ma noi che gli siamo amici <<Lucio, non vorrai far fare il viaggio di ritorno a Miriam da sola?!>> <<poi rischia di perdersi a Nuoro>> e lui <<Magari!!!!>>. Le risate si sprecano, Francesca parte per prima diretta in quel di Goni, e poi Miriam e Lucio (che riprende il suo atteggiamento passivo aggressivo) poco dopo.

  Noi passiamo al “solito pranzo speleo” (il camino per arrostire ha aiutato molto) con la piacevole compagnia di Daniele e Caterina. Verso le 16.00 ci avviamo a Oliena per riportare le chiavi al bar “Genia”, berci l’ultima cosa e salutarci.

Ore 19.00 arriviamo da Massimo, scarichiamo i bagagli, ci ripromettiamo di organizzare il calcetto e saluti.

Rientro a Nicola’s Home

Scarico la macchina, mi fiondo in bagno per una corroborante doccia bollente …. Cazzzzzzoooooo la bombolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Nicola S.

Categoria: Attività, Relazioni, Speleologia

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