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Ludusalbus

ATTIVITA’: Speleologia
DATA: 6 aprile 2003
COMUNE: Baunei (NU)
LOCALITA’:
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Ludusalbus
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Lucio Mereu
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Valentina Arca, Lucio Mereu.
 
Partiamo da Cagliari, io e Lucio, alle 5.30 della mattina, per sfruttare al meglio la giornata, risoluti e convinti di dare finalmente una svolta decisiva alla maledetta strettoia che tanto ci ha impegnato e bloccati in questi ultimi mesi di lavori alla grotta di Ludus Albus.
Abbiamo perso un po’ di tempo e di strada nella ricerca del bivio per immetterci nella s.s. 125, ma eravamo giustificati dalla mostruosa levataccia mattutina.
Raggiungiamo il supramonte di Baunei, zona Dispensa, alle 9.20 e decidiamo, per accorciare, di svoltare al bivio a sinistra, a fianco dell’ovile di Giampietro, anziché prendere la strada che passa per il campo dei ginepri.
E qui la giornata inizia a prendere une brutta piega!
Perché il terreno, in questo tratto di strada, eccessivamente smosso dai maiali, più quattro giorni di intense piogge, ci regala uno spiacevole imprevisto. La macchina di Lucio s’impantana e noi finiamo nel fango misto a merda di maiale sino alle ginocchia.
Non riusciamo a risolvere la situazione autonomamente;
solo l’intervento di sig. Vittorio, il pastore della zona, ci consente di venirne fuori. Comunque, nonostante un certo ritardo dovuto a tutto ciò, riusciamo a rispettare la tabella di marcia da noi programmata per la giornata.
Ripartiamo alla volta di Ludus Albus, stracarichi come bestie, ma entusiasti per le nostre prospettive di lavoro in grotta.
Finalmente, riusciamo a entrare in grotta alle 11.20.
Il tratto del ramo dove dobbiamo lavorare è particolarmente bagnato, anzi, ci scorre proprio l’acqua! Quindi, questa volta, decidiamo di aggiungere al nostro ordinario abbigliamento speleo anche delle robuste cerate.
La corrente d’aria fredda nella strettoia è particolarmente intensa ed a tratti spegne le fiammelle dei nostri caschi.
Io, agevolata rispetto a Lucio, da una corporatura più esile, cerco di spingermi il più possibile nella strettoia, e, con una pila, illumino la porzione di grotta più avanti per capire se la grotta ha intenzione di regalarci qualcosa per cui valga la pena di continuare i lavori di disostruzione.
Ciò che riesco a vedere, almeno ad una prima valutazione, mi entusiasma particolarmente, ma il tetto, ancora troppo basso, blocca il passaggio, e a meno che non voglia rimanere incastrata per le spalle, è meglio che faccia retro marcia.
Lucio, contagiato dal mio eccessivo entusiasmo, inizia a forzare il tetto con un robusto palanchino e riesce a farne venir giù una buona porzione dopo averlo preventivamente indebolito con delle energiche caramelline. Il lavoro nel cunicolo in cui stiamo lavorando, però, è troppo angusto per proseguirlo con mazzetta e scalpello, per cui, decidiamo di piazzare ulteriori manzi. Cerchiamo di valutare in quale punto del tetto sia più efficace piazzarli, visto che i precedenti tentativi non hanno dato risultati molto eclatanti a causa della natura particolarmente spugnosa della roccia. Dopo due vigorosi trattamenti la roccia risultava filata in più punti e nel tetto si erano formate delle larghe crepe, tali da far pensare che Lucio, senza neppure troppa fatica, col solo ausilio di martello e scalpello, avrebbe potuto aver ragione della restante grossa porzione di roccia che ci impediva la prosecuzione.
Il passaggio era in sostanza quasi aperto!
Il problema, era però, che in una strettoia così angusta, non sapevamo dove mettere il grosso pezzo di roccia che sarebbe caduto rischiando così di bloccare nuovamente il passaggio. Pensammo quindi che la soluzione migliore sarebbe stata quella di frantumare ulteriormente il grosso blocco in sospeso con altri manzi prima di farlo cadere al suolo.
Decidiamo però di rimandare questa operazione alla prossima escursione visto che io, nonostante la cerata, ero bagnata fradicia ed iniziavo a lagnarmi non poco per il freddo.
Vorrà dire che il mistero di questa fantomatica prosecuzione permarrà ancora e ci farà sognare grandi cose. Se poi, saranno piccole, pazienza! Resterà in ogni caso sempre in noi la soddisfazione di aver compiuto una bella impresa e di aver soddisfatto, almeno per un po’ la nostra sete di avventura e di mistero. Questo è il bello della speleologia esplorativa. Avventura e soddisfazione che auguriamo di assaporare ai nuovi speleologi di quest’anno, e, ai vecchi speleologi, di rinverdire queste esperienze.
Le raffiche d’aria in quel punto, intanto, si erano fatte, a tratti, molto intense, tanto da porci la domanda se queste facessero parte della circolazione d’aria normalmente presente nella grotta, magari rafforzata dalla notevole presenza di vento esterno, oppure fossimo vicinissimi ad un altro ingresso.
Una volta fuori abbiamo cercato questo ipotetico ingresso ma, dopo lungo cercare non abbiamo trovato assolutamente nulla. La giornata è stata faticosa ma molto divertente e fruttuosa e si è conclusa ancora meglio, dulcis in fundo, con un buon bicchiere di vino e un robusto pezzo di carne di pecora arrosto, all’ovile di Gianpietro.

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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